«Buon ascolto dalle frequenze FM…»: questa semplice frase, familiare ad una generazione cresciuta a pane e radio, potrebbe presto entrare nel cassetto dei ricordi. La modulazione di frequenza, la tecnica di trasmissione più usata al mondo dalla seconda metà del secolo scorso e sinonimo della radio così come la conosciamo oggi, potrebbe presto sparire. A fare da apripista la Norvegia che dal 2017 sarà il primo paese al mondo a spegnere l’FM per adottare un protocollo digitale che promette di portare nell’etere una qualità paragonabile a quella del compact disc.
Il nuovo protocollo si chiama DAB, acronimo di Digital Audio Broadcasting, alla cui evoluzione tecnologica è legato il futuro della radio. In pratica questo mezzo, che è stato e continua ad essere fonte di ispirazione per il cinema e la musica, da Good Morning Vietnam a Radio Ga Ga dei Queen, diventerà come la televisione nel senso di digitale terrestre.
Il governo di Oslo ha individuato nell’11 gennaio 2017 la data per lo ‘switch-off’ definitivo dal vecchio sistema di modulazione di frequenza a quello digitale. E la scelta è stata presa a ragion veduta: attualmente il 99,5% del paese è coperto dal segnale DAB (sono i dati raccolti dal sito Geeksandbeats) che è presente in Norvegia da ben vent’anni. Inoltre, i fruitori di programmi trasmessi con questo protocollo rappresentano più della metà del totale degli ascoltatori. Senza contare che il cambio consentirà un risparmio (il costo di trasmissione FM è otto volte superiore rispetto al DAB) che potrà magari essere reinvestito nella produzione di contenuti e «migliorerà anche il sistema per le emergenze», come ha spiegato il ministro norvegese Thorhild Widvey. In pratica gli annunci di emergenza potranno essere trasmessi simultaneamente su tutti i canali digitali.
Unico svantaggio dello ‘switch off’: diventeranno inservibili quei dispositivi progettati per la ricezione del vecchio segnale. Per altro, già molti smartphone di ultima generazione si sono già portati e non utilizzano più la funzione radio FM. Lo storico passaggio è frutto dell’inevitabile evoluzione trascinata da Internet. È iniziata con le web radio, quelle che trasmettono un programma in streaming, poi sono arrivate le app sui telefonini che consentono di sintonizzarsi alle stazioni di tutto il mondo con un click (tra le più popolari TuneIn). La spinta finale l’hanno data i servizi di musica in streaming come Spotify, che oltre ad una libreria di canzoni permettono di creare una radio a seconda dei propri gusti musicali. «La digitalizzazione delle radio aprirà la porta ad un più ampio spettro di canali a beneficio degli ascoltatori di tutto il paese. Avranno accesso a contenuti diversificati e godranno di una qualità di ascolto superiore e di nuove funzionalità», ha concluso il ministro Widvey.