La stampa 3D è il futuro, anche nel settore alimentare: dalle cucine di ristoranti e casa fino a quelle delle future missioni spaziali
Strato dopo strato, una stampante 3D può ricreare un piatto estremamente raffinato, dal design elegante e complesso, oltre che dalle equilibrate proprietà nutritive. La tecnologia di queste macchine si è evoluta negli ultimi anni, entrando nel settore alimentare e promettendo di riscrivere il nostro modo di cucinare e di mangiare.
Usando la stampa 3D per il cibo e come materia prima composti viscosi, che però richiedono una pre-lavorazione particolare, gli chef potranno progettare al computer i propri piatti per vederli poi estrusi e pronti da servire in tavola, magari previa cottura in forno.
Uno dei grandi vantaggi che questa tecnologia offre è la possibilità di operare una personalizzazione dei cibi che risponda alle esigenze del destinatario finale, sia in termini di forma che di nutrienti. Se quindi da un lato troviamo il mondo della cucina gourmet o molecolare, dall’altra c’è la creazione di menu adatti anche allo stato di salute dell’utente, come ad esempio nel caso di allergie, problemi di deglutizione e ancora esigenze alimentari dettate da alcune patologie.
La stampa 3D per il cibo apre così a scenari futuri che vanno dalla cucina di un ristorante e della nostra casa, fino a quelle degli ospedali e ancora quelle delle navi spaziali, per consentire agli astronauti di seguire un’alimentazione sana e corretta nei lunghi viaggi verso altri pianeti lontani.
Stampanti 3D per il cibo: cosa sono e come funzionano
Una stampante 3D è un dispositivo che crea oggetti tridimensionali secondo un processo additivo automatizzato. Nel caso delle stampanti 3D alimentari, il materiale viscoso viene depositato uno strato sopra l’altro fino a ottenere l’oggetto finale che arriverà nel piatto.
Un primo tentativo di stampa 3D del cibo arriva nel 2015, con una macchina per la pizza che dopo aver preparato l’impasto, lo estrudeva, condiva e inviava al forno. Oggi il funzionamento si è evoluto ed esistono dozzine di dispositivi per stampa alimentare sul mercato, che consentono di ottenere cibi dalle forme originali, liberando la creatività, e risparmiando sugli scarti della materia prima.
Tra gli alimenti che possono essere stampanti 3D troviamo quelli più pastosi, come ad esempio puree, alcuni tipi di formaggi, mousse di vari tipi come quella al cioccolato, e ancora carne liofilizzata reidratata: cioè tutti quei tipi di impasti che una volta estrusi dalla macchina mantengono la forma che gli è stata data.
Questi dispositivi sono sicuramente utili per ottenere design complessi ma generalmente non cuociono il cibo, che potrà quindi sia essere pronto da consumare crudo oppure cotto in un forno o alla griglia.
Alcuni dispositivi però vengono progettati anche per cuocerli, come il PancakeBot che versa la pastella su una piastra riscaldata, ma necessità comunque di uno chef che capovolga il pancake per ottenere il risultato finale da servire ai commensali.
Stampanti 3D cibo, dove vengono usate
Ad oggi le stampanti 3D per alimenti vengono utilizzate soprattutto nelle cucine professionali di grandi chef che le impiegano nella realizzazione di piatti gourmet o nella cucina molecolare. Anche i panettieri ottengono dalla stampa 3D nuove forme originali per i loro prodotti di panificazione.
Ma la stampa alimentare 3D rappresenta non solo qualcosa di bello, ma anche di utile. Ci sono aziende che la impiegano per realizzare carne di origine vegetale, mentre altre sfruttano l’innovativa tecnologia per creare pasti sfiziosi per persone che non possono mangiare cibi solidi, come ad esempio gli anziani o chi ha subito interventi chirurgici alla gola e all’apparato digerente.
Stampare cibo 3D, pro e contro
Tra i vantaggi dell’utilizzo di una stampante 3D in cucina c’è quindi la possibilità di personalizzare i pasti, non solo nella forma ma anche nel contenuto dei diversi nutrienti, come vitamine e anche calorie, partendo da un impasto base formulato sulle necessità della persona che dovrà mangiarlo.
Inoltre, anche il consumo di cibo non tradizionale potrebbe trovare una presentazione più appetitosa: si pensi ad esempio a particolari piante o l’utilizzo di fonti di proteine ritenute insolite in Occidente, come gli insetti, o ancora al cibo sintetico come la carne creata in provetta.
Inoltre, si può considerare un pro anche la facilità di riproduzione delle ricette: usando una determinata materia prima e impostando la stampa dal file digitale, si otterranno piatti con le stesse caratteristiche nutritive. La riproducibilità e la precisione nello stampare il cibo, offre così anche la certezza di evitare sprechi alimentari, utilizzando solo le giuste dosi e con scarti pari a zero.
Infine, va considerato l’aspetto della sicurezza alimentare: durante la stampa 3D del cibo non avviane alcuna manipolazione da parte dell’uomo, quindi si riduce drasticamente il pericolo di contaminazione del cibo.
Come ogni nuova tecnologia, anche la stampa 3D del cibo presenta degli svantaggi. In primis, c’è il costo delle attrezzature e della materia prima, che può essere proibitivo. Utilizzare la stampante 3D richiede poi anche investimenti, sia di tempo che di denaro, nella formazione di chi dovrà utilizzarla.
Il tempo di preparazione, però, è a sua volta uno svantaggio: una singola pietanza stampata 3D può richiedere da pochi minuti a oltre un’ora per essere completata. Una eventualità che nel caso di una produzione su vasta scala con pochi macchinari a disposizione si rivela un limite.
I tempi di preparazione poi si allungano se si considera che le materie prime edibili richiedono la precottura o comunque una pre-lavorazione per ottenere la consistenza adatta all’estrusione dalla macchina. Tutti fattori necessari per rispettare il vantaggio della precisione, che altrimenti non potrebbe essere garantito.
Dalla cucina di casa allo spazio: il futuro della stampa 3D del cibo
L’introduzione delle stampanti 3D nel settore alimentare cambierà completamente il nostro modo di mangiare, e non solo le pietanze che cuciniamo. Alcune aziende puntano alla stampa 3D non solo dei cibi, ma anche di posate e recipienti che possano essere essi stessi edibili.
Altre aziende invece stampano 3D l’intero ristorante partendo dal mobilio, gli utensili usati in cucina e anche le vettovaglie. Utilizzando questi dispositivi, si aprirà a un mondo iper-personalizzato, nelle forme, nei nutrienti e studiato appositamente sia per soddisfare il gusto e la vista, oltre che adeguarsi all’esigenze di salute dei commensali.
La stampa 3D del cibo trova poi applicazione anche nelle missioni spaziali. La NASA sta studiando come utilizzare questi dispositivi per produrre il cibo che dovrà garantire la sopravvivenza degli astronauti nella futura missione verso il pianeta Marte, mentre nel 2019 i cosmonauti russi hanno dimostrato la fattibilità della produzione di carne nello spazio, alimentando alcune cellule in una speciale stampante 3D mentre erano impegnati in una missione sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Dalla cucina di casa fino allo spazio, è indubbio quindi che queste macchine rappresentino un’evoluzione alimentare che non si potrà fermare.
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